di Claudia Viggiani
Ci sono posti veramente nascosti a Roma, per non dire sconosciuti o inaccessibili.
Tra questi si possono includere sia la scala a chiocciola, conservata nei pressi di Villa Medici, fatta costruire nella seconda parte del Cinquecento dall’allora possessore della proprietà, il cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, sia il condotto sotterraneo dell’antico Acquedotto Vergine, inaugurato da Marco Vipsanio Agrippa nel 19 a.C., raggiungibile attraverso la stessa scala a chiocciola e in parte ancora praticabile.
Dopo un percorso sotterraneo di circa cinque chilometri, dalle sorgenti nei pressi del corso dell’Aniene, al km 10,5 (VIII miglio) della via Collatina, nella località oggi chiamata Salone, l’Acquedotto Vergine svoltava, seguendo la via Collatina fino alla località Portonaccio, dove raggiungeva la via Tiburtina e il fiume Aniene. Dall’area di Pietralata, la struttura arrivava a via Nomentana e poi a via Salaria; infine, piegando verso sud, attraversava Villa Ada, i Monti Parioli e Villa Borghese, entrando in città nei pressi del Pincio dove si trovava il bacino di decantazione.
Nel tratto urbano, l’Acquedotto Vergine percorreva il Pincio, esattamente al di sotto di Villa Medici e poi, su arcuazioni ancora parzialmente visibili in via del Nazareno, terminava il suo percorso di circa 20 km (14,105 miglia romane), alle Terme di Agrippa, vicino al Pantheon.
La scala a chiocciola è quindi uno dei percorsi rinascimentali che conducevano all’Acquedotto Vergine e il suo ingresso è oggi in piazza della Trinità dei Monti.
La scala si trova al di fuori dell’imponente palazzo che, prima di essere acquistato dal cardinale Ferdinando de’ Medici, era stato proprietà della famiglia Crescenzi e poi del cardinale Ricci, protettore a Roma proprio del giovane cardinale fiorentino.
Negli anni Settanta del Cinquecento, Camillo Agrippa, matematico e ingegnere, esperto di idraulica e uno dei più grandi teorici della scherma di tutti i tempi, aveva inventato un notevole impianto di sollevamento dell’acqua in grado di raggiungere la sommità del Pincio, nei giardini dell’allora Villa Ricci ed aveva trasformato un vecchio pozzo, preesistente, nella scala a chiocciola che possiamo vedere oggi e che consentiva ai muli e a piccoli carri di portare l’acqua in superficie.
Questa rampa quindi non è altro che un pozzo cilindrico, profondo 25 metri, all’interno del quale sono stati ricavati 117 gradini che permettono ancora, dopo più di duemila anni, di raggiungere il condotto dell’Acquedotto Vergine e, con personale specializzato, anche di percorrerlo oggi in un tragitto molto suggestivo ed unico.
Per visitare l’Acquedotto Vergine ci si può rivolgere a Sotterranei di Roma