di Claudia Viggiani
Leonardo nacque il 15 Aprile 1452, ad Anchiano presso Vinci, non lontano da Firenze, figlio naturale del notaio Ser Piero che, intorno al 1470 lo mandò a studiare nella bottega di Andrea del Verrocchio a Firenze.
La madre, tale Caterina, era forse una schiava proveniente dall’oriente e non fu mai sposata a Ser Piero che ebbe invece quattro matrimoni con Albiera Amadori, Francesca Lanfredini, Margherita Giulli e Lucrezia Cortigiani. Leonardo ebbe almeno 21 fratelli, compresi i quattro che il padre concepì con la madre Caterina, la quale rimase accanto al figlio fino al 1480, anno in cui Leonardo si trasferì con lei a Milano.
Tra il 1468 e il 1470 Andrea del Verrocchio, all’epoca uno degli artisti più amati e conosciuti a Firenze, realizzò per Lorenzo il Magnifico il David in bronzo da sistemare sul pianerottolo davanti alla Porta della Catena in Palazzo della Signoria.
Secondo la tradizione fu Leonardo da Vinci a posare per il suo maestro e pertanto nel volto del David sarebbe ritratto il giovane pittore all’età di circa 18 anni.
Trasferita dal 1865 al Museo Nazionale del Bargello dove si trova tuttora, la scultura raffigura un giovane senza barba, con i capelli ricci mossi dal vento, sorridente e pacificamente sicuro di sé. Il labbro superiore è sottile e gli occhi grandi sono circondati da palpebre gonfie; il naso sottile presenta una leggera gobba e ampie narici.
Negli anni in cui Leonardo fu a Milano, dipinse il Ritratto di musico, molto probabilmente il suo primo autoritratto, ad olio su tavola di noce di ridotte dimensioni, databile al 1485 circa e oggi conservato nella Pinacoteca Ambrosiana.
Il giovane è rappresentato nel momento in cui solleva lo sguardo dallo spartito per seguire la musica o un canto lontano. I suoi occhi sono languidi e umidi, con le palpebre che avvolgono il globo oculare. Come egli stesso dirà “L’occhio, dal quale la bellezza dell’universo è specchiata dai contemplanti, e di tanta eccellenza, che chi consente alla sua perdita, si priva della rappresentazione di tutte le opere della natura, per la veduta delle quali l’anima sta contenta nelle umane carceri, mediante gli occhi, per i quali essa anima si rappresenta tutte le varie cose di natura” (“Trattato della Pittura”).
I capelli sono lunghi e ricci e scendono sulla fronte, parzialmente coperti dal berretto rosso. Le labbra sono sorridenti, con gli angoli sollevati; leggere rughe sono presenti sul viso.
La pelle ha perso la tonicità e appare adeguata all’età di Leonardo da Vinci, che aveva all’epoca 33 anni.
Risale al 1490 circa il celebre Uomo vitruviano, il disegno a penna e inchiostro su carta di Leonardo da Vinci, conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Il foglio, eseguito a Milano, rappresenta le proporzioni umane secondo i canoni antropometrici dell’architetto romano Vitruvio Pollio vissuto nel I secolo a.C. e mostra un uomo posto al centro dell’universo e in continuo movimento.
Il volto è un autoritratto che Leonardo realizzò all’età di 38 anni.
Nel dettaglio si possono vedere gli stessi lineamenti del Ritratto di musico, con qualche ruga in più. Gli occhi scuri e grandi sono gli stessi, con le palpebre rigonfie e maggiormente cadenti; il naso e le labbra mostrano le stesse caratteristiche dei due ritratti precedenti e i capelli presentano la stessa pettinatura che cade sulle spalle. Leonardo non ha ancora la barba, la cui moda risale, in Italia, ai primi anni del Cinquecento.
Tra il 1509 e il 1511 Raffello Sanzio ritrae Leonardo da Vinci nelle sembianze di Platone, nella Scuola di Atene, dipinto su una parete della biblioteca privata di papa Giulio II della Rovere in Vaticano. L’affresco mostra un uomo di 59 anni, con i capelli lunghi e un’evidente calvizie sulla fronte e sulla porzione superiore della testa. Una folta e canuta barba e lunghi baffi coprono le guance e il mento dell’uomo che volge lo sguardo a sinistra. I suoi occhi hanno la stessa forma di quelli dipinti tanti anni prima dallo stesso Leonardo nell’Uomo vitruviano e nel Ritratto di musico: hanno l’iride di un colore marrone scuro.
Tra il 1515-16, forse a Roma, Leonardo compie il suo Autoritratto a sanguigna su carta bianca, conservato nella Biblioteca Reale di Torino.
Il capolavoro raffigura l’artista nel pieno della maturità, con il naso allungato, la barba e i capelli lunghi; gli occhi e le labbra sono del tutto simili a quelli già visti nei precedenti ritratti. Lo sguardo è spento, distante, perso altrove.
Il suo volto è percorso e segnato da quegli “accidenti mentali”, da quegli stati d’animo che egli stesso descrive nel “Trattato della Pittura” e che “muovono il volto dell’uomo in diversi modi, de’ quali alcuno ride, alcuno piange, altri si rallegra, altri s’attrista, alcuno mostra ira, altri pietà, alcuno si maraviglia, altri si spaventano, altri si dimostrano balordi, altri cogitativi e speculanti. E questi tali accidenti debbono accompagnare le mani col volto, e così la persona”.
Negli stessi anni, tra il 1515 e il 1518, Francesco Melzi – pupillo di Leonardo – ritrae il maestro nel disegno ora proprietà della Royal Collection Trust e della regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Il Melzi era entrato nella bottega di Leonardo nel 1506 ed aveva sempre lavorato a stretto contatto con lui. Il 24 aprile 1519 Leonardo gli dettò le sue ultime volontà e lo nominò erede ed esecutore testamentario, lasciandogli i manoscritti e i materiali grafici da lui prodotti sino ad allora. Sempre al Melzi forse, si può attribuire la compilazione, con materiale tratto da scritti di Leonardo in suo possesso, del cosiddetto “Trattato della pittura”.
Nel disegno a sanguigna del Melzi, Leonardo è rappresentato con la barba e i capelli lunghi e con la calvizie sulla fronte.
L’ uomo è ritratto di profilo ed appare più giovane degli anni che dovrebbe avere, circa 65.
Il suo sguardo è attento e le labbra accennano a un sorriso.
Forse il Melzi ha voluto fornire ai posteri un’immagine idealizzata del maestro? Oppure non riuscì a fare ciò che avrebbe reso immortale Leonardo, rappresentandone i sentimenti?
Leonardo muore il 2 maggio 1519 nel Castello di Cloux e per sua volontà viene seppellito nel chiostro della chiesa di Saint Florentin ad Amboise. Era andato in Francia, presso la corte del re Francesco I solo alla fine del 1516. I registri reali riportano “M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, Meccanico di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano”.
Riconoscimenti riservati a pochi, ingegnosi ed immensi uomini.