di Claudia Viggiani

Camminando sul Lungotevere dei Perleoni, all’altezza della fermata dell’autobus, dal lato opposto al Tevere, si può vedere uno scavo archeologico, aperto nel 1999 e abbandonato a sé stesso per mancanza di fondi.
È ciò che rimane di una piccola area, posta in passato fuori dal Ghetto e per questo chiamata il Ghettarello.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

M.Merian, Pianta del Ghetto, incisione, 1642

Il Ghetto di Roma fu istituito il 12 luglio 1555 da papa Paolo IV Carafa, il quale, con la bolla Cum nimis absurdum, revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ordinandone la reclusione in quello che fu chiamato il “serraglio degli ebrei”, ricavato in una zona malsana, soggetta a inondazioni.
Nella bolla pontificia si legge che fu a loro proibito di esercitare qualunque commercio ad eccezione di quello degli stracci e dei vestiti usati; mentre erano costretti a partecipare alle messe che si svolgevano nelle chiese limitrofe. Fu autorizzata la frequentazione di una sola sinagoga, che dovette incorporare, sotto un unico tetto, cinque diverse congregazioni o “scholae”, la Scola Tempio e la Scola Nova, destinate ai romani, e le Scole Catalana, Castigliana e Siciliana, che raccoglievano gli esuli. L’area del Ghetto fu delimitata da un muro con porte con cancelli detti “catene” chiamati Rua, Regola, Pescheria, Quattro Capi e Ponte, che venivano chiusi dal tramonto all’alba.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

Il Ghettarello, Roma

Nonostante l’istituzione del ghetto, il Ghettarello fu frequentato, sia da romani, sia da ebrei, almeno fino al 1620, anno in cui ci fu il primo tentativo di chiusura e l’Universitas Hebraeorum Urbis, ovvero l’antica Comunità ebraica romana, per salvarlo dovette pagare mille scudi d’oro allo Stato pontificio.
Un interessante documento del 1731-1735, conservato nell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER), considerato tra i più importanti archivi d’Europa per ciò che concerne la storia degli ebrei, riporta la seguente notizia: «Passato il portone del Ghetto detto Quattro Capi vi è la strada avanti al palazzo dei SS. Savelli, che introduce al vicoletto chiamato Porta Leone, a mano dritta vi è un portone dove si entra al cortiletto detto il Ghettarello il quale portone si apre e si serra nel tempo che si aprono e si serrano i portoni del Ghetto».
Evidentemente l’apertura e la chiusura dei cancelli del Ghetto in contemporanea con l’apertura e la chiusura dei cancelli del Ghettarello testimonia che le due zone erano distinte, anche se limitrofe.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

Giovanni Battista Falda, Pianta di Roma, 1676, incisione

Dal documento si evince anche che il Ghettarello sorgeva nell’area antistante palazzo Savelli, costruito sui resti del Teatro di Marcello e alle spalle della chiesa di San Gregorio alla Pietà, detta anche San Gregorio al Ponte Quattro Capi o Pons Judaeorum, per la vicinanza con il ponte omonimo che unisce la ripa all’isola Tiberina come ben visibile nella pianta di Roma del Falda, datata 1676.

Dalla pianta di Roma del Nolli del 1748 e da quelle del catasto urbano, rimaste sostanzialmente invariate negli anni compresi tra 1748 e il 1824, possiamo ricostruire l’impianto dell’isolato, oggetto dello scavo, che gravitava intorno ad un grande cortile a pianta quasi quadrata.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

Giambattista Nolli, Pianta di Roma, 1748

Questo cortile era raggiungibile da uno stretto e lungo passaggio a cielo aperto, ai lati del quale si innalzavano alcuni edifici, parzialmente recuperati dagli archeologi. Ancora oggi, grazie agli scavi possiamo vedere un forno, i resti di una colonna di epoca romana e gli abbeveratoi delle stalle.

All’interno del Ghettarello era presente anche una Scola, chiamata Portaleone dal nome della porta dalla quale si usciva dal ghetto. Questa Scola era la sesta presente a Roma e fu chiusa nel 1555, dopo la costruzione del limitrofo Ghetto ma successivamente fu riaperta a singhiozzo, sino alla definitiva chiusura nel 1735.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

Il Ghettarello, Roma

Dai numerosi documenti e scambi epistolari sappiamo con certezza che fossero questi alcuni dei locali, inseriti all’interno di un’area «recintata», che gli ebrei utilizzavano anche come magazzini, per la conservazione di vino, farina, azzime e materiale di vario genere, vecchio e inutilizzato.

Nei secoli XVII e XVIII il Ghettarello fu al centro di un lungo contenzioso tra la Santa Sede e gli ebrei romani, fino a quando nel 1731 la “Sagra Inquisizione” ordinò la demolizione della “Scuola quattro capi oppure Portaleone”.

Il Ghettarello. L'altro Ghetto ebraico di Roma

Il Ghettarello, Roma

Alla fine, nel 1735, il rabbino Di Segni non potrà far altro che dividere le 180 famiglie della sesta scola tra le altre cinque e decretare forse anche l’abbandono del Ghettarello da parte degli ebrei che lo avevano frequentato per circa 150 anni.

Bibliografia essenziale

Giancarlo Spizzichino, La scomparsa della sesta Scola: la sinagoga Portaleone, Roma 2011.

Micol Ferrara, Dentro e fuori dal ghetto: i luoghi della presenza ebraica a Roma tra XVI e XIX secolo, Roma 2015.