di Claudia Viggiani
Questo itinerario vuole essere solo un suggerimento per una delle passeggiate, a mio avviso, più belle di Roma.
Il testo fornisce alcune indicazioni e spunti sul giro da seguire per vedere, nell’arco di una mezza giornata, posti molto interessanti e opere d’arte di una bellezza ineguagliabile.
Il Rione Sant’Eustachio prende il nome dal santo al quale è dedicata la chiesa omonima dalla quale ha inizio il tour.
In piazza Sant’Eustachio, alzando lo sguardo oltre la facciata settecentesca, sulla sinistra, tra i tetti, si può ammirare il campanile romanico, eretto alla fine del XII secolo. Questo presenta ancora alcuni elementi decorativi originari quali le ceramiche colorate e i pulvini dei capitelli.
Sopra il timpano triangolare si può vedere la testa di un cervo, l’animale che avrebbe ispirato la conversione del santo Placido, successivamente chiamato sant’Eustachio.
Secondo la leggenda, durante una battuta nei pressi di Tivoli, mentre stava braccando un cervo, Placido vide apparire in mezzo al palco dell’animale una croce luminosa e udì una voce esclamare “Placido, perché mi perseguiti?”.
Iniziò così la sua conversione e la storia del luogo di culto, trasformato nelle forme attuali durante il XVIII secolo.
Sulla piazza si erge il Palazzetto di Tizio da Spoleto, il maestro di camera del cardinale Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III. L’edificio fu costruito intorno al 1559 e decorato nel 1560 da Federico Zuccari, su intercessione del più famoso e affidabile fratello Taddeo.
E’ ancora visibile, in alto, l’episodio della Conversione di Placido che vede il cervo con la croce durante la battuta di caccia, circondato da altri animali. Al centro sono invece rappresentate due virtù, la Fortezza a sinistra e la Giustizia a destra, rivolte verso lo stemma del pontefice Pio IV Medici.
In basso altri stemmi concludono la decorazione a fresco del prospetto sulla piazza. Le cornici delle finestre, finemente e riccamente lavorate, rendono ancora più interessante la facciata, ingentilita anche dai fiori di giglio, emblema della famiglia Farnese.
Dalla vicina piazza dei Caprettari si prende via di Santa Chiara che conduce nella piazzetta dove si innalza il Palazzo di Santa Chiara all’interno del quale è stata ricostruita la Cappella del Transito di santa Caterina da Siena.
Nel 1380 la santa morì proprio in questo ambiente che nel 1638 fu modificato, assumendo l’aspetto attuale, su commissione dell’Arciconfraternita della Ss. Annunziata e del cardinale Antonio Marcello Barberini, fratello di papa Urbano VIII.
Gli affreschi, realizzati dalla scuola del Cavalier d’Arpino, raffigurano episodi della vita della santa le cui spoglie furono traslate sotto l’altare maggiore della vicina chiesa di Santa Maria sopra Minerva.
Usciti dal palazzo si può facilmente raggiungere via della Palombella e camminare, ammirando la preziosa decorazione della Basilica di Nettuno, visibile a sinistra, in alto, sulle strutture collocate alle spalle del Pantheon.
I pochi resti giunti sino a noi si riferiscono al rifacimento dell’edificio voluto nel II secolo dall’imperatore Adriano. Si possono vedere il muro settentrionale della basilica romana e alcune colonne, delle quali una in pavonazzetto è stata ricostruita mentre altre, ridotte in pezzi, sono di granito rosso. L’elegante fregio presenta delfini affrontati, valve di conchiglie e tridenti, riferibili al dio Nettuno.
Da via della Palombella, dopo aver visto il piano di calpestio di epoca romana, ai lati della rotonda del Pantheon, si giunge in piazza della Minerva al centro della quale è collocato il celebre Elefantino disegnato da Gian Lorenzo Bernini per sostenere l’obelisco proveniente dal Tempio di Iside.
L’obelisco di granito rosa presenta geroglifici sui quattro lati ed è alto poco più di 5 metri. Fu eretto nel VI secolo a. C. a Sais dal faraone Aprie insieme ad un monolito gemello che attualmente si trova ad Urbino, e fu portato a Roma durante l’impero di Domiziano. Ritrovato integro alla fine del 1665, nel giardino del Convento dei domenicani fu immediatamente collocato al centro della piazza.
La Chiesa della Minerva è una delle più imponenti e ricche della città. Al suo interno ci sono opere di Michelangelo, Filippino Lippi e Antoniazzo Romano, solo per citare alcuni artisti. Vale la pena entrare per assorbire anche solo l’atmosfera generale, fatta di silenzi ed ombre.
La passeggiata può proseguire al Pantheon, nella piazza abbellita dalla fontana settecentesca, e poi all’interno dell’unico monumento antico di Roma che si conservi intatto, così come lo ricostruì Adriano nel II secolo.
Realizzato ad imitazione del precedente, innalzato da Marco Agrippa – il cui nome è ricordato sulla facciata – il genero di Ottaviano Augusto, il Pantheon fu trasformato in chiesa nel VII secolo. Raffaello Sanzio, lo fece restaurare e in cambio ottenne il privilegio di esservi sepolto dentro. La sua tomba, con un distico commovente, è imperdibile.
Da piazza della Rotonda si può raggiungere San Luigi dei Francesi, all’interno della quale si trova la bellissima Cappella Contarelli, impreziosita da ben tre dipinti di Caravaggio, realizzati tra il 1599-1600 e il 1602. Le storie rappresentate sono riferite alla vita di san Matteo, apostolo di Cristo ed evangelista. I dipinti laterali, celebrati nei secoli, sono le prime opere pubbliche a Roma del grande pittore lombardo.
In via degli Staderari – che prende nome dai venditori di bilance o stadere che avevano qui le loro botteghe – è possibile vedere una grande vasca in
granito egizio di Assuan, rinvenuta nel 1985 durante gli scavi eseguiti nel cortile “della Palma”, posto tra Palazzo Madama e Palazzo Carpegna. Faceva parte della decorazione delle Terme Neroniane, costruite nel 62 d.C. e restaurate da Alessandro Severo nel 227.
Più avanti, addossata al prospetto di Palazzo della Sapienza, è riconoscibile la Fontana dei Libri, una delle fontanelle rionali di Roma, eseguita in travertino nel 1927 da Pietro Lombardi. È decorata da quattro libri antichi posti su mensole e dai simboli del rione: la testa di cervo di sant’Eustachio e lo stemma con le “palle” dei Medici, la cui abitazione si trovava nei pressi. Palazzo Medici, successivamente divenuto Palazzo Madama, è oggi sede del Senato della Repubblica italiana.
La presenza dei libri testimonia l’originaria destinazione del palazzo, sul muro del quale la fontanella è addossata. Il grande edificio, già sede dell’Università degli studi di Roma, ospita oggi l’Archivio di Stato.
Dal cortile del palazzo della Sapienza, si possono ammirare infine la celebre cupola e l’attico con le torrette, il tamburo e la lanterna di Francesco Borromini.
L’opera, capolavoro del barocco, vide l’architetto impegnato per tutta la sua vita in quello che si può considerare il suo testamento artistico. Nominato architetto della Sapienza nel 1632, Borromini presentò i primi progetti dopo il 1643 e proseguì il suo lavoro sino al 1667 anno in cui, in preda ad una crisi depressiva, si tolse la vita. Alla morte dell’artista, la cupola fu portata a termine da Carlo Rainaldi che non realizzò le colonne previste ai lati delle finestre e lasciò quindi parzialmente incompiuta l’idea borrominiana.
La passeggiata si interrompe qui ma ovviamente ce ne saranno tante altre per proseguire la visita del centro di Roma.