di Claudia Viggiani
Una scultura in marmo raffigurante la Madonna con bambino è conservata nella Sala dei Papi, nel Convento domenicano in Santa Maria sopra Minerva a Roma.
L’opera è attribuita allo scultore napoletano Paolo Benaglia che nel 1728 ottenne dal pontefice Benedetto XIII Orsini l’incarico di portare avanti la costruzione della Fontana di Trevi a Roma, rispettando il progetto concepito da Gian Lorenzo Bernini nel 1635 circa e caratterizzato dalla statua della “vergine”, la giovane donna che avrebbe indicato a Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, e ai suoi soldati, il luogo delle sorgenti dell’acqua che avrebbe poi preso il suo stesso nome, Virgo appunto. L’Acqua Vergine fu successivamente convogliata nel condotto che sfociò poi nell’area dell’attuale Fontana di Trevi, la cui lunga storia risale almeno al medioevo.
L’idea di Bernini prevedeva una monumentale mostra-fontana che avrebbe dovuto occupare l’intero lato settentrionale della piazza, come si può vedere dal disegno di Lievin Cruyl, datato 1665.
Un gruppo scultoreo centrale, posto su di un piedistallo a forma di scoglio, doveva invece essere collocato all’interno di una nicchia semicircolare, che faceva da sfondo a due vasche anch’esse semicircolari e concentriche.
La statua della Vergine seduta, con un agnello accanto a sé, doveva quindi alludere esplicitamente all’Acqua Vergine, protagonista indiscussa della nascita della mostra terminale dell’acquedotto, l’unico tra quelli antichi di Roma, in uso incessantemente dal 19 a.C. sino ad oggi.
La veduta del Falda del 1665 mostra anch’essa lo stato dei lavori corrispondenti all’idea del Bernini: a quella data erano state realizzate solamente la doppia vasca semicircolare, alimentata da tre bocche di notevole portata, e la nicchia semicircolare.
Il progetto berniniano presto abbandonato fu ripreso da Benedetto XIII che consegnò a Benaglia il progetto rimasto incompiuto affinché potesse portare a termine almeno la statua della Vergine romana.
Un grande equivoco però indusse Benaglia ad interpretare la “Vergine” come “Maria” e a scolpire quindi il gruppo scultoreo con la Madonna con bambino al posto dell’immagine della giovane fanciulla o “vergine” pagana, con l’agnello.
La statua abbozzata da Benaglia dovette essere vista dal papa Clemente XII Corsini, che nel 1732, resosi conto del notevole e direi divertente disguido, bandì un concorso per la fontana, scegliendo, tra i numerosi progetti presentati, quello di Nicola Salvi, il più monumentale e “di minor pregiudizio per il retrostante palazzo” Poli.
Paolo Benaglia, oltre alla Madonna con bambino, eseguì per la decorazione della fontana anche le due figure allegoriche della Fama poste, in alto, ai lati dello stemma di Clemente XII, messe in opera verso il 1736, anno in cui si procedette alla prima inaugurazione della fontana ancora incompiuta.
La scultura conservata nel complesso dei domenicani – per i quali Benaglia lavorò alla fine della sua carriera – è quindi l’unica opera derivata dal progetto di Bernini ad essere stata realizzata quasi un secolo dopo.
Paolo Benaglia rappresenta la Madonna mentre sorregge Gesù bambino, a lei rivolto e abbracciato, mentre gira la testa per guardare verso di noi. La donna apre il braccio destro e la mano mentre si volta sorridente alla sua sinistra, nella medesima direzione.
La scultura, abbozzata per quella che può definirsi la fontana più celebre al mondo, è un’opera inedita e speriamo che uno studio ancora più approfondito possa raccontare la provenienza e la storia della Madonna con Bambino di Benaglia e le vicende intercorse tra il 1665 e il 1730.